lunedì 12 settembre 2011
sabato 3 settembre 2011
recensione di "conosci te stesso" su non conforme on line
qui di seguito la recensione su nonConforme online numero 103 - Settembre 2011 di Atttila (al quale non abbiamo dato denaro) del nostro nuovo disco. quasi commossi ringraziamo...
[ Recensioni ]
Innato senso di allergia
Conosci te stesso - CD - 2011, Perimetro RTP
A cura di Atttila
Grande ritorno degli InSeDia dai tempi del mitologico “Quando c’era lui”, un classico non privo di sbavatura che conteneva veri e propri inni.
Loro li conoscete tutti ormai, romani de Roma, attivi nel Foro 753, dispensatori di classici come “Palazzinari” e “Quando c’era lui”, che con questo terzo CD raggiungono la perfezione, spazzando via con questo “Conosci te stesso”, tutti i problemi di produzione e le imprecisioni del precedente lavoro, con una registrazione pulita, ma potente al punto giusto dove tutto è equilibrato, e la voce di Giacomino è più controllata.
Si parte con “Giovinezza”, pezzo punk rock melodico cadenzato con un coro che ci fa capire subito con chi abbiamo a che fare, per passare alla ska-nzonata “60 Milioni” che, con un semplice lalala nel coro ci trascina immediatamente nella mischia.
Con “Alcazar” tornano gli InSeDia che preferisco, quelli epici e celebrativi di “Ricordati Roma”, da lacrimuccia e fiaccola in mano. Rock totale, con un malinconico fraseggio di piano in sottofondo, Giacomino interpreta perfettamente quanto deve e ci porta per mano sulle mura del presidio di Toledo. Il fatto che mollino una tale bomba poco dopo l’inizio del disco fa presagire grandi momenti.
Si vira su atmosfere più leggere in “Scooter boy”, (che potete assaggiare sul tubo nel divertente videoclip che ha anticipato il disco ), che celebra una cultura molto viva anche nello stivale che ha eretto lambrette (e vespe) a culto assoluto alla faccia delle custom.
La title track “Conosci te stesso”, parte subito alla grande con un coro da brivido che si incastona perfettamente in uno dei più bei pezzi pop-punk italiani degli ultimi anni, con un testo personale, per niente scontato ed ulteriori vocalizzi di massa registrati perfettamente.
Come già detto in passato il punto di forza degli InSeDia hanno è sempre stato il richiamo barbarico che funziona sempre, sia nei momenti di massima goliardia che nei richiami al fuoco e al sangue, che questi ragazzi sono evidentemente coscienti di avere nelle vene.
Ammiro la loro capacità di sorridere un attimo e tornare seri in maniera naturale, come se niente fosse in pochi istanti.
Dopo il breve intermezzo di “Come voi”, parte zompettando l’ironica “Piscologo”, una scheggia con un testo che mi ha fatto cadere dalla sedia e un finale con ennesimo coro da mille voci sul finale che rappresenta uno dei punti migliori di tutta la loro “opera” ed inserimenti di sottofondo parlati in “lingua” che sempre apprezzo.
“Saudagi”, si vira verso un rock italiano lento con cui Giacomino & co. dichiarano esplicitamente di non voler esser parte del circo contemporaneo, un urlo semplice ma infuocato, che va dritto al cuore.
Citando Spengler, ci si dirige verso il “Tramonto delle occidente”, rispecchiandosi tra le rovine di esso, tra assolini che si stampano in testa, tastiere wave e voce incazzata trasmessa da un megafono lontano, per un altro pezzo di quel rock assoluto retto su chitarre veramente azzeccate. Militanza, determinazione, sete di continuità, voglia di esistere al pieno.
E sul finale, con “El-Alamein” non poteva che esserci una chiusura con il botto, con rivisitazione di uno dei miti fondatori dell’identitarismo contemporaneo. Che dire, probabilmente il pezzo più bello del CD, con tutti gli ingredienti che ci si aspetta, ipervitaminizzati da una drammaticità unica.
Ultimamente sono abituato ad ascolti ben più pesanti e diretti, ma non posso che levarmi il cappello da tanta classe espressa con tale entusiasmo e determinazione. La potenza spesso viene dall’anima e non dal volume degli amplificatori e i barrè squadrati. InSeDia per 1000 anni!
[ Recensioni ]
Innato senso di allergia
Conosci te stesso - CD - 2011, Perimetro RTP
A cura di Atttila
Grande ritorno degli InSeDia dai tempi del mitologico “Quando c’era lui”, un classico non privo di sbavatura che conteneva veri e propri inni.
Loro li conoscete tutti ormai, romani de Roma, attivi nel Foro 753, dispensatori di classici come “Palazzinari” e “Quando c’era lui”, che con questo terzo CD raggiungono la perfezione, spazzando via con questo “Conosci te stesso”, tutti i problemi di produzione e le imprecisioni del precedente lavoro, con una registrazione pulita, ma potente al punto giusto dove tutto è equilibrato, e la voce di Giacomino è più controllata.
Si parte con “Giovinezza”, pezzo punk rock melodico cadenzato con un coro che ci fa capire subito con chi abbiamo a che fare, per passare alla ska-nzonata “60 Milioni” che, con un semplice lalala nel coro ci trascina immediatamente nella mischia.
Con “Alcazar” tornano gli InSeDia che preferisco, quelli epici e celebrativi di “Ricordati Roma”, da lacrimuccia e fiaccola in mano. Rock totale, con un malinconico fraseggio di piano in sottofondo, Giacomino interpreta perfettamente quanto deve e ci porta per mano sulle mura del presidio di Toledo. Il fatto che mollino una tale bomba poco dopo l’inizio del disco fa presagire grandi momenti.
Si vira su atmosfere più leggere in “Scooter boy”, (che potete assaggiare sul tubo nel divertente videoclip che ha anticipato il disco ), che celebra una cultura molto viva anche nello stivale che ha eretto lambrette (e vespe) a culto assoluto alla faccia delle custom.
La title track “Conosci te stesso”, parte subito alla grande con un coro da brivido che si incastona perfettamente in uno dei più bei pezzi pop-punk italiani degli ultimi anni, con un testo personale, per niente scontato ed ulteriori vocalizzi di massa registrati perfettamente.
Come già detto in passato il punto di forza degli InSeDia hanno è sempre stato il richiamo barbarico che funziona sempre, sia nei momenti di massima goliardia che nei richiami al fuoco e al sangue, che questi ragazzi sono evidentemente coscienti di avere nelle vene.
Ammiro la loro capacità di sorridere un attimo e tornare seri in maniera naturale, come se niente fosse in pochi istanti.
Dopo il breve intermezzo di “Come voi”, parte zompettando l’ironica “Piscologo”, una scheggia con un testo che mi ha fatto cadere dalla sedia e un finale con ennesimo coro da mille voci sul finale che rappresenta uno dei punti migliori di tutta la loro “opera” ed inserimenti di sottofondo parlati in “lingua” che sempre apprezzo.
“Saudagi”, si vira verso un rock italiano lento con cui Giacomino & co. dichiarano esplicitamente di non voler esser parte del circo contemporaneo, un urlo semplice ma infuocato, che va dritto al cuore.
Citando Spengler, ci si dirige verso il “Tramonto delle occidente”, rispecchiandosi tra le rovine di esso, tra assolini che si stampano in testa, tastiere wave e voce incazzata trasmessa da un megafono lontano, per un altro pezzo di quel rock assoluto retto su chitarre veramente azzeccate. Militanza, determinazione, sete di continuità, voglia di esistere al pieno.
E sul finale, con “El-Alamein” non poteva che esserci una chiusura con il botto, con rivisitazione di uno dei miti fondatori dell’identitarismo contemporaneo. Che dire, probabilmente il pezzo più bello del CD, con tutti gli ingredienti che ci si aspetta, ipervitaminizzati da una drammaticità unica.
Ultimamente sono abituato ad ascolti ben più pesanti e diretti, ma non posso che levarmi il cappello da tanta classe espressa con tale entusiasmo e determinazione. La potenza spesso viene dall’anima e non dal volume degli amplificatori e i barrè squadrati. InSeDia per 1000 anni!
martedì 2 agosto 2011
lunedì 1 agosto 2011
Iscriviti a:
Post (Atom)